La coppia in "emergenza"
- Amabile Azzarà
- 24 mag 2020
- Tempo di lettura: 2 min
Negli ultimi mesi stiamo vivendo le nostre relazioni interpersonali in modo unico, inedito, proprio perché non le abbiamo mai vissute prima.
Questa condizione, vissuta all’ inizio con entusiasmo perché permetteva di creare nelle coppie un clima di condivisione, oggi sembra stia portando ad un clima di rottura.
Ma si può parlare realmente di rottura? Cosa vuol dire sono in crisi con il mio partner?
Prima di rispondere a questo interrogativo, dobbiamo fare un passo indietro a circa 2 mesi fa, quando a causa del famoso lock down siamo stati sopraffatti da emozioni di paura, di terrore, di tristezza per ciò che avrebbe comportato l’emergenza sanitaria.
La convivenza forzata, e per convivenza forzata intendo il vivere 24 h ore su 24 senza vedere altre persone, è sicuramente una situazione atipica non soltanto per le singole persone ma anche e soprattutto per le coppie e le famiglie. Un famoso studioso che si è occupato di relazioni di coppia, Caillé (2004) definiva il funzionamento di una coppia come il risultato della somma di due elementi, determinato dall’unione di due punti che permettono di mantenere spazi di individualità ma allo stesso tempo permettere di costruire uno spazio più esteso, quindi al di fuori di questa individualità.
Quando non è possibile coltivare l’individualità come nell’ultimo periodo ecco che sopraggiungono le così dette fratture che possono sfociale in liti, ripensamenti rispetto le proprie relazione, perché manca ciò che lo studioso definiva l’elemento per costituire una coppia.
Ed ecco che a causa anche delle convivenza forzata, della sofferenza determinata dallo stare rinchiusi in casa subentrano liti, subentra senso di insofferenza perché l’altro è cambiato.
E iniziamo a puntare il dito, a dire sei pigro, non ti riconosco e ci mettiamo sulle difensive determinando l’attivazione di cicli interpersonali disfunzionali. I cicli interpersonali disfunzionali (Dimaggio Semerari, 2007) non sono altro che dei meccanismi che si innescano all’interno di una crisi, di un problema e che fungono da fattore di mantenimento alla crisi stessa. Se sto male, la mia attenzione sarà rivolta a ciò che mi procura dolore e cercherò di ridurre il dolore ad esempio medicando la parte, chiedendo aiuto. Talvolta si chiede aiuto in modo sbagliato. Ed è proprio questa modalità che può portare all'attivazione dei cicli interpersonali disfunzionali perché l'altro non riconoscendo la richiesta può rispondere arrabbiandosi a sua volta oppure passando "l’acqua e non il disinfettante".
Proprio in questo periodo, a causa dell’amplificarsi delle nostre emozioni, dei nostri vissuti, proviamo a darci del tempo, proviamo a rimandare la presa di decisioni, non perché la decisione in cuor nostro non sia giusta, ma perché non siamo in una condizione reale, ma siamo in una condizione come abbiamo detto all’inizio, di unicità, è una situazione inedita mai vissuta prima.
Oggi quindi si può parlare di crisi di coppia? Io oggi non darei una risposta, un’etichetta, perché rischierei di incorrere in errore, proprio perché questa che stiamo vivendo è una coppia atipica, una coppia in cui sono presenti due elementi, due persone che non possono esprimere al 100% la propria individualità.
Quindi creiamo, riorganizziamo nuovamente il nostro spazio, il nostro tempo, seppur siamo stanchi di questa condizione. Ritagliamoci del tempo per noi, e concordiamo con il partner uno spazio di condivisione, chiediamoci di cosa abbiamo bisogno e chiediamoci: di cosa ha bisogno l’altro? Accogliamo gli altri così da farci accogliere reciprocamente dall’altro.

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